Note Sakamichi no Apollon

In questo spazio verranno inserite alcune piccole informazioni su opere ed artisti che vengono citati nei vari episodi della serie, sperando che possiate trovarle interessanti e magari, perché no, vi stimolino ad approfondire un po’ di più il vasto mondo del jazz. Ma non solo, inseriremo man mano anche alcune note su oggetti particolari, come strumenti musicali, oppure su usanze o riferimenti culturali che sarebbe un peccato perdere nella visione.

Episodio 1
Episodio 2
Episodio 3
Episodio 4
Episodio 5
Episodio 6
Episodio 7
Episodio 8
Episodio 9
Episodio 10
Episodio 11
Episodio 12

Episodio 1: Moanin’

Lullaby of Birdland

La canzone che viene citata nella sigla iniziale è stata composta da George Shearing e George David Weiss sotto lo pseudonimo di B. Y. Forster per aggirare la regola secondo cui le due etichette a cui erano associate i due musicisti non potevano collaborare. “Birdland” è un doppio riferimento: indica infatti il sassofonista Charlie “Bird” Parker, e lo storico jazz club “Birdland” chiamato così in suo onore.

Il Birdland di New York

La canzone è molto famosa ed è stata reinterpretata da moltissimi artisti, fra cui anche l’italiana Mina.

Moanin’

Moanin’, il brano di cui Sentaro accenna l’introduzione al piano e di cui Kaoru compra il vinile, è la traccia di apertura dell’omonimo disco della band formata dal batterista Arthur “Art” Blakey, i Jazz Messengers, con cui hanno suonato molti musicisti divenuti poi famosi negli anni ’60.

Arthur “Art” Blakey alla batteria

Episodio 2: Summertime

Questo episodio trae il titolo da una famosa canzone composta da George Gershwin per l’opera Porgy and Bess. La canzone è stata registrata in molte versioni da altrettanti cantanti jazz, fra le quali spicca quella di Ella Fitzgerald, che potete ascoltare qui.

Inoltre, Sentaro nomina due famosi musicisti jazz. Vediamo un po’ chi sono!

Elvin Jones

Elvin Ray Jones è stato uno dei più influenti batteristi jazz dell’epoca post-bop, rivoluzionando completamente il modo in cui si scandiva il tempo grazie al vasto uso di terzine e di poliritmi. Famoso soprattutto per essere stato uno dei membri del quartetto di John Coltrane, successivamente suono con diversi gruppi, alcuni sotto il nome The Elvin Jones Jazz Machine, fra cui il Tommy Flanagan Trio.
Di seguito vi presentiamo un video di un suo solo di batteria.

Tommy Flanagan

Thomas Lee Flanagan è stato un pianista jazz noto soprattutto per aver accompagnato al piano la cantante Ella Fitzgerald. Sebbene non portò alcuna innovazione di stile, è indubbio che possedesse una grande abilità d’esecuzione e tutte le carte in regola per essere un grande jazzista.
Fu il leader del Tommy Flanagan Trio, i cui altri membri erano Wilbur Little al contrabbasso ed Elvin Jones alla batteria. È proprio di questo trio che vi presentiamo un brano.

Episodio 3: Someday My Prince Will Come

La canzone che suona Kaoru al piano come dichiarazione per Ricchan, che è anche il titolo dell’episodio, è la versione di Bill Evans del brano composto nel 1937 da Larry Morey e Frank Churchill per il film d’animazione Disney “Biancaneve e i Sette Nani.” Di seguito vi presentiamo lo spezzone originale in inglese, dove la voce di Biancaneve è di Adriana Caselotti.

Portrait in Jazz

Portrait in Jazz è un album registrato da Bill Evans, dopo la fruttuosa collaborazione con Miles Davis, alla testa del suo nuovo gruppo, il Bill Evans Trio. Assieme a lui suonano il contrabbassista Scott LaFaro e il batterista Paul Motian. È un lavoro importante perché il contrabbasso, il cui ruolo era quello di accompagnamento, inizia ad essere portato più sotto i riflettori e promosso a tutti gli effetti a co-protagonista della performance, assieme al pianoforte. L’interpretazione di Evans del brano “Some Day My Prince Will Come” è proprio contenuta in quest’album, ed è quella che vi facciamo ascoltare nel video seguente.

But Not For Me

Il pezzo che Kaoru suona al minuto 16.43 è “But Not For Me”, brano di George Gershwin che è stato poi reinterpretato innumerevoli volte da svariati artisti, noto anche per essere inserito nelle colonne sonore di film molto famosi, fra i quali “Manhattan” di Woody Allen e “Quattro matrimoni e un funerale” con l’esecuzione di Elton John. Di seguito vi presentiamo la versione di Frank Sinatra della canzone.

Si ringrazia Darmani per la gentile segnalazione

Naginata

Non c’entra per nulla con la musica, ma ci sembrava giusto spiegare cosa fosse per chi non è pratico di armi storiche giapponesi. Il naginata è un particolare tipo di lancia, che si differenzia da quella normalmente usata dall’antica classe guerriera giapponese (i bushi) per la particolare forma ricurva della lama e una impugnatura normalmente molto più corta. Il suo nome è spesso associato, anche se con qualche riserva, alla figura del monaco-guerriero durante il periodo degli scontri con i samurai. Il suo impiego divenne superato nel periodo Tokugawa, ma la tecnica d’utilizzo rimase sempre parte del bagaglio di conoscenze di un bushi, e l’uso si diffuse molto anche fra le donne della classe guerriera. Forse proprio per questo motivo dopo la Restaurazione Meiji venne istituito l’insegnamento di questa disciplina a livello scolastico per le giovani donne giapponesi, che continuò anche ben oltre la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Due naginata di tipo kozori

Episodio 4: But Not For Me

Per delle brevi informazioni sulla canzone che dà il titolo alla puntata, riferitevi alle note dell’episodio 3.

Coon jazz, musica degli afroamericani e musica dei bianchi

Il soldato sbronzo tira fuori una bella questione, ovvero quella della suddivisione razziale della musica durante tutto il periodo della segregazione negli Stati Uniti. Il termine coon jazz è usato come dispregiativo verso i musicisti di colore (“coon” è il corrispondente dell’attuale accezzione di “negro”), ma non si riferisce propriamente ad una certa tipologia di musica, anche se qualche particolarità c’è. Il jazz degli afroamericani era fortemente influenzato dal blues, che dagli anni Venti in poi venne utilizzata più come parola discriminante per il colore della pelle dei musicisti, non più per il tipo di musica, che comunque veniva considerata rozza e poco raffinata. Ecco che abbiamo quindi molti artisti bianchi che adottano pseudonomi neri per incidere blues, e molti jazzisti che si esibivano nei locali notturni che evitavano di suonarlo. Questa musica verrà poi definita in modo politicamente corretto rhythm and blues, R&B.
È una spiegazione un po’ succinta, ma il tema richiederebbe davvero di addentrarsi nella storia del jazz molto più a fondo e considerare anche i singoli musicisti ed il loro contributo, se siete interessati spero che questo piccolo accenno vi abbia messo voglia di approfondire la questione.

Episodio 5: Lullabys of Birdland

Niente di particolare da aggiungere alla nota già presente, tranne il fatto che Chris Connor Sings Lullabys of Birdland è uno degli LP d’esordio di Chris Connor come cantante jazz, che a soli 26 anni la fece diventare una delle artiste più quotate e redditizie per la label Betlehem Records. Vi lasciamo quindi con la sua versione del famoso brano.

chris

Chris Connor

Kaminari

Il kaminari-okoshi un dolce nato verso la metà dell’epoca Edo, nelle bancarelle vicino al Kaminarimon del Sensoji di Asakusa, un noto quartiere di Tokyo. Popolare per la sua croccantezza, è fatto tostando e facendo gonfiare una pasta di riso glutinoso cotta al vapore e condita con arachidi, e indurita con un miscuglio di zucchero e sciroppo di amido. In giapponese, il suo nome è sinonimo di buon auspicio. Oggi è conosciuto come un prodotto tipico di Asakusa.

kaminari

Episodio 6: You Don’t Know What Love Is

La canzone che dà il titolo all’episodio è un brano popolare contenuto nel Great American Songbook, una grande raccolta da cui molti artisti jazz hanno attinto. Scritta da Don Raye e Gene De Paul e cantata da Carol Bruce per uno spettacolo di un duo di comici, è stata ripresa negli anni ’50 da molti musicisti jazz, a partire da Miles Davis. La canzone fa anche parte della colonna sonora del film “Il talento di Mr. Ripley”.
Vi lasciamo l’esecuzione del brano di Billie Holiday.

Höfner 500/1 Violin Bass

In questo episodio si vedono due famosi strumenti musicali. Il primo di questi è lo Höfner 500/1 Violin Bass, divenuto famoso per essere lo strumento peculiare di Paul McCartney, il bassista dei The Beatles, da cui il soprannome che gli viene dato di “Beatle bass”. È un modello semi-acustico a cassa vuota, strutturata come quella di un violino e quindi perfettamente simmetrica, tratto che McCartney apprezzava molto essendo mancino in quanto gli consentiva di cambiare verso senza alcuna difficoltà.

Paul McCartney mentre suona lo Höfner 500/1

Fender Jaguar

Il secondo strumento è la Fender Jaguar, un modello di chitarra elettrica prodotto dalla Fender nel 1962 come evoluzione della Jazzmaster. Inizialmente pubblicizzata come chitarra da surf music, divenne molto popolare negli anni ’90 per il grunge e la musica alternativa. Le sue peculiarità sono una maggiore schermatura dalle interferenze grazie alle placche metalliche, il maggior numero di controlli per creare diverse variazioni di suono e la minore lunghezza del diapason, la parte vibrante della corda: 610mm al posto dei canonici 648mm.

Hamaguri

La hamaguri, nome scientifico Meretrix Lusoria, è un particolare mollusco bivalve che vive nelle acque salate giapponesi. È un ingrediente per il sushi e i gusci bianchi sono tradizionalmente usati per fabbricare le pietre del go.

Cannolicchio

Il cannolicchio o cappalunga, nome scientifico Solen marginatus, è un mollusco bivalve che vive incastonato nella sabbia, sia in profondità che molto vicino alle rive.

Falsa vongola

La falsa vongola verace o vongola filippina, nome scientifico Venerupis philippinarum, è un mollusco bivalve originario degli oceani Indiano e Pacifico, successivamente introdotta anche nel Mar Mediterrano per scopi commerciali, dove sta soppiantando la vongola verace. Il guscio è caratterizzato da una costolatura grossolana e solchi radiali.

My Favorite Things e Tutti insieme appassionatamente

La canzone di cui parlano Kaoru e Ritsuko è stata originalmente composta da Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II per un musical, The Sound of Music, conosciuto in Italia nella sua versione cinematografica come Tutti insieme appassionatamente. Il film diventò famoso soprattutto grazie a questo brano, oltre al resto della colonna sonora, e ha vinto cinque dei dieci oscar a cui era stato candidato: miglior film, miglior regia, miglior colonna sonora, miglior montaggio e miglior sonoro.
John Coltrane ha inciso una sua versione della canzone, lunga quasi quattordici minuti, ed è diventata uno dei suoi cavalli di battaglia. Ve la facciamo ascoltare di seguito in un’esecuzione live.

La locandina italiana del film

Si ringrazia Darmani per la gentile segnalazione

Episodio 7: Now’s The Time

Il brano che dà il titolo all’episodio è una canzone del celebre sassofonista Charlie “Bird” Parker, registrata il 26 novembre del 1945 in quella che viene ricordata come la più grande jazz session di sempre.

Chet Baker

Chesney Henry “Chet” Baker, Jr. fu un importante trombettista e cantante jazz. Purtroppo la sua fama è dovuta anche a episodi spiacevoli, essendo dipendente dall’eroina (una droga facilmente acquistabile in quegli anni e molto diffusa nell’ambiente jazz) ed essendo quindi entrato ed uscito di prigione svariate volte. Nonostante questo, ricevette molti elogi dalla critica negli anni ’50 soprattutto per gli album dove cantava, come Chet Baker Sings, nel quale è contenuta But Not For Me, che vi presentiamo di seguito.

La cover del vinile di Chet Baker Sings

John Coltrane

John William Coltrane fu un celebre compositore e sassofonista jazz, forse in assoluto uno dei più influenti di tutta la storia del genere. Ricevette diversi riconoscimenti postumi, come la canonizzazione della Chiesa Ortodossa Africana e la Menzione speciale del Premio Pulitzer nel 2007. Morì di cancro al fegato il 17 luglio 1967 a soli quarant’anni, tumore che alcuni hanno attribuito all’uso di eroina.

John Coltrane in un live al Birdland

Le uniformi della band

Le uniformi che Seiji fa indossare ai membri della sua band dovrebbero essere un riferimento a quelle portate dai quattro Beatles nella cover del famoso album Sg. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

Si ringrazia Darmani per la gentile segnalazione

The Spiders e The Ventures

Durante le discussioni su quali canzoni verranno eseguite durante il concerto, saltano fuori i nomi di queste due band. I The Spiders erano una band appartente al filone Group Sounds, un particolare tipo di rock ispirato dai Beatles che fondeva l’influenza anglosassone con una particolare forma di pop sviluppatasi in Giappone nell’era Showa a partire sempre da influenze occidentali. I The Ventures invece sono un gruppo surf rock formatosi a Tacoma (Washington) nel 1958 e tuttora attivo, con oltre 100 milioni di dischi venduti in tutto il mondo.

Episodio 8: These foolish things

Il brano da cui è intitolato l’episodio è un classico scritto da Eric Maschwitz e Jack Strachey, entrambi inglesi. Maschwitz ha scritto la canzone sotto lo pseudonimo di Holt Marvell per un varietà serale della BBC. La canzone è dedicata alla sua fiamma, l’attrice sino-americana Anna May Wong, che lavorava ad Hollywoord, e il testo esprime il suo desiderio di averla vicino a sé dopo che lui riparti dagli Stati Uniti per tornare in Inghilterra. Come molti altri classici è stato reinterpretato e rivisitato da molti musicisti jazz, e questa volta vi presentiamo la versione di Nat King Cole.

Il declino di un falso sistema

Muroi sta leggendo il libro scritto da Takaaki Yoshimoto, che fu poeta, critico e filosofo giapponese e che si spento ad 87 anni il 16 marzo scorso. È il padre della scrittrice di fama mondiale Banana Yoshimoto.
Il libro, pubblicato nel 1962, espone la sua teoria per una sorta di rinnovamento del Partito Comunista che in quel periodo era in una profonda crisi e aveva visto la separazione del gruppo della “nuova sinistra”. Diventò una guida per i giovani che intraprendevano la via della lotta studentesca, che erano stanchi delle teorie marxiste burocratiche e stagnanti che venivano propugnate loro dalle alte sfere del Partito.

Il movimento studentesco e il Sessantotto giapponese

Ci sarebbe davvero tanto da dire e riassumere non è sempre così facile. Per evitare di fare confusione, abbiamo deciso di lasciarvi un link che inquadra le principali vicende in modo abbastanza efficace, per darvi un quadro generale del contesto in cui si muovono certi personaggi dell’anime.

Episodio 9: Love me or leave me

Il titolo dell’episodio è quello di una canzone popolare statunitense degli anni Venti, scritta da Walter Donaldson e Gus Kahn. La performance originale è di Ruth Etting, che vi proponiamo qui di seguito, ma come molti altri brani è stata poi registrata da un gran numero di artisti.

Bang Bang Bang!

La canzone che alcuni cantano alla festa è contenuta nel (quasi) omonimo album dei The Spiders, Itsumademo dokomademo – Bang bang bang. Non c’è molto altro da dire, oltre a lasciarvi la versione originale completa.

Le proteste contro l’attracco dell’USS Enterprise

L’evento che viene citato nell’episodio è forse uno dei più piccoli ma significativi dell’attivismo giapponese negli anni dopo l’occupazione americana, quando il paese era ancora alla ricerca di una propria, nuova identità e che non voleva più accettare passivamente ciò che veniva propugnato dall’Occidente. L’USS Enterprise avrebbe dovuto entrare nel porto di Sasebo nel gennaio del 1968, cittadina nella prefettura di Nagasaki, dov’è tuttora situata una base militare americana strategicamente fondamentale per la flotta del Pacifico. L’attracco venne però bloccato dai giovani del movimento studentesco, provenienti da tutto il Giappone, che manifestarono continuamente nei pressi della base americana per diversi giorni scontrandosi con la polizia, e addirittura contro militanti della destra che contromanifestavano a favore dell’arrivo della portaerei. Alla fine l’Enterprise non entrò mai nel porto, ma gettò l’ancora al largo.

Episodio 10: In a sentimental mood

Il brano che dà il titolo all’episodio è una composizione jazz di Duke Ellington, scritta e registrata nel 1935. Ellington racconta che la compose durante una festa in un magazzino di tabacco a Durhem, in North Carolina, per riappacificare un suo amico e due ragazze, che nel mentre sedevano ai due lati del pianoforte. La versione più famosa è quella che Ellington ha registrato con John Coltrane, che vi presentiamo qui di seguito.

Episodio 11: Left alone

La canzone usata come titolo per l’episodio è stata scritta dalla cantante Billie Holiday e dal pianista e compositore Mal Waldron. È una delle sette canzoni scritte dalla Holiday che però non ha mai eseguito e registrato di persona. Vi presentiamo di seguito la versione riveduta, pubblicata in un disco tributo proprio a Billie Holiday.

Episodio 12: All blues

La canzone che dà il titolo a quest’ultimo episodio è una composizione jazz di Miles Davis, contenuta nell’album del 1959 Kind of Blue. Concepita come pezzo strumentale e sempre suonata come tale, Oscar Brown Jr. vi ha più tardi scritto anche un testo. Vi lasciamo con una performance live del brano.

Con questa si conclude anche la serie, che speriamo vi sia piaciuta e abbiate trovato la nostra versione soddisfacente, e da parte mia (Nighthawk) anche che la serie di note che ho voluto scrivere episodio per episodio vi abbiano aiutato nella comprensione di alcuni precisi riferimenti storici e che vi abbiano stimolato ad approfondire l’argomento musicale trattato, che è veramente molto vasto e pieno di fenomeni interessanti, anche dal punto di vista storico e sociale.

9 thoughts on “Note Sakamichi no Apollon”

  1. Complimenti per la ricerca svolta. Alcune note presenti già le conoscevo. Altre no. Sakamichi è una grande fonte di informazioni del costume e della società di un Giappone lontano.

    1. Grazie, mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato. Su alcune cose mi sarebbe piaciuto soffermarmi di più, però non essendo un esperto di jazz ma solo appassionato di musica sarebbe stato molto difficile riuscire a spiegare certe cose che richiedono una competenza della materia molto più ampia (e non mi troverei bene a riportare e basta cose che trovo già scritte, senza capirci nulla).

  2. Complimenti per la serie e per il lavoro svolto. Molto molto bella… non solo per gli amanti del jazz. Sono rimasto molto colpito dalla qualità di questo anime.

  3. Salve a tutti. Ho avuto modo di vedere un paio di episodi da voi, tra l’altro ben subbati, anche se poi ho deciso di seguire quest’anime da un altro fansub (non me ne vogliate…)
    Ho comunque apprezzato moltissimo la pagina delle note, senza la quale non sarei riuscita a cogliere appieno il clima culturale del Giappone degli anni ’70.
    Un anime ben confezionato, grazie anche ai Plushan, che hanno avuto l’accortezza di curare le note per farne godere anche noi umili utenti.

    1. Nessun problema, noi stessi seguiamo il primo fansub ENG che esce (al massimo rivediamo poi l’episodio una seconda volta), quindi non credo che ci sentirai mai giudicare scelte simili, al massimo ce la prendiamo su discorsi qualitativi con i quali non siamo d’accordo, ma non è questo il caso e non c’entra niente con le note.
      E tornando a bomba con le note dovresti ringraziare prima di tutto Nighthawk, che ha deciso di curare personalmente questa pagina sapendo del progetto e dell’importanza delle musiche.

  4. Grazie infinite per la serie e soprattutto per queste note che ne hanno permesso una maggiore fruibilità.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *